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Enel: l’Italia tra 10 anni tra energia pulita e rinnovabili

Starace_400_400“Se oggi la produzione italiana da fonti rinnovabili è attorno al 44%, già nel 2030 arriveremo a sfiorare il 60%”. E ancora: “Di qui al 2050 probabilmente le fonti fossili saranno sparite”. Ad affermarlo l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, in una recente intervista rilasciata a Il Messaggero.

Sono previsioni legate a fatti, dati e tendenze che vengono dallo scenario globale dell’energia, trovano riprova nel contesto italiano e conferma operativa nell’operato di Enel lungo tutta la Penisola.

La strada che porta al 2050 e alla completa trasformazione dello scenario energetico nazionale è lunga e ancora da scoprire. Per Francesco Starace entro quella data “non ci sarà quasi più nulla di termico. Per il resto è difficile prevedere quale sarà il mix di rinnovabili che in quel tempo si sarà imposto”.

Il cammino che ci attende parte da una situazione già in atto che l’AD di Enel pone a premessa: “In Italia, come in gran parte d’Europa, abbiamo una sovrabbondanza produttiva dovuta a investimenti sbagliati del passato. Ci troviamo così ad affrontare una progressiva obsolescenza del parco di generazione. Per questo abbiamo scelto di dismettere 23 centrali termoelettriche. Verranno totalmente smontate e diventeranno altro: musei, centri commerciali, centri sportivi”.

Con il progetto Futur-E Enel sta infatti coinvolgendo amministrazioni pubbliche, imprese e comunità locali per individuare una nuova destinazione d’uso a siti produttivi termoelettrici ormai non più competitivi e in buona parte già fermi da tempo. È di questi giorni l’avvio della procedura di acquisto e riqualificazione della storica centrale di Montalto di Castro (Viterbo) che fa seguito ad un’analoga iniziativa per quella di Rossano (Cosenza), al concorso di idee per il sito di Alessandria e alla vendita dell’impianto di Porto Marghera (Venezia).

Il progressivo tramonto della generazione convenzionale porterà le rinnovabili ad una nuova crescita. “I tempi saranno dettati dalla conclusione del ciclo ventennale delle autorizzazioni” spiega Starace. “Inoltre, tra qualche anno la maggioranza dei campi eolici avrà superato i 12-15 anni di vita. A quel punto, semplicemente cambiando le macchine e grazie alle nuove tecnologie, potremo ottenere fino al 70% di energia prodotta in più sullo stesso campo eolico, senza la necessità di occupare altro suolo”.

La certezza di un orizzonte a lungo termine, con contratti a lungo termine e aste competitive” permetterà di avviare un nuovo periodo di crescita delle rinnovabili senza il bisogno di incentivi a patto che “non ci sia la frammentazione regolatoria avuta finora”.

Energia pulita e sviluppo low carbon cresceranno in Italia insieme alle nuove tecnologie e alla diffusione di soluzioni smart che già oggi hanno cominciato a diventare operative in buona parte del territorio nazionale. Generazione distribuita, digitalizzazione della rete e implementazione delle clean technology dagli impianti di produzione alla case degli italiani aumenteranno sempre più la loro rilevanza contribuendo alla trasformazione dell’intero sistema.

“Il biennio 2017-2018 sarà quello dell’auto elettrica. Non sarà più relegata al ruolo di city car, a breve la vedremo in autostrada come i veicoli tradizionali”.
(Francesco Starace, amministratore delegato Enel)

La mobilità sostenibile è ormai sempre più avviata in Italia. “Stiamo conducendo uno studio con il Politecnico di Milano per capire quante colonnine dobbiamo impiantare in Italia, e dove – spiega Starace –  per dare la certezza di poter viaggiare in tutta Italia senza l’ansia di rimanere con l’auto scarica. A giugno avremo il risultato. Naturalmente il nostro primo obiettivo è costruire questa rete”.

 

Enel e l’energia delle rinnovabili “made in Italy”

349_eolico_308x218Piccoli impianti per accrescere l’uso domestico, sviluppo tecnologico per aumentare efficienza energetica e investimenti nelle economie emergenti per creare nuovi mercati. L’industria delle rinnovabili in Italia sta crescendo e le strategie delle aziende del settore sono sempre più caratterizzate da ricerca dell’innovazione e di nuove opportunità oltre i confini nazionali.

La nuova edizione del Rapporto Annuale Irex, realizzato da Althesys e intitolato “La trasformazione dell’industria italiana delle rinnovabili tra integrazione e internazionalizzazione”, fotografa il mercato delle fonti “verdi” nel Paese indicando orizzonti e percorsi di sviluppo sempre più delineati.

Generazione distribuita e mini-rinnovabili sono un fenomeno ormai consolidato che vede come protagonisti da un lato soprattutto gli impianti fotovoltaici per l’autoconsumo dall’altro l’evoluzione della rete in ottica smart.

Gli oltre 600mila impianti di piccola taglia già presenti in Italia rappresentano una potenza di circa 30 GW, pari a circa il 25% della potenza efficiente lorda nazionale. Secondo il rapporto questo segmento continuerà a crescere, con gli impianti fotovoltaici destinati a raggiungere i 29 GW entro il 2025 (contro i 19 GW attuali) e sempre più rilevanti diventeranno le partnership e i progetti per l’implementazione di sistemi di accumulo e soluzioni di efficienza energetica.

L’internazionalizzazione è un elemento comune dei principali player italiani del settore che nel corso del 2015 hanno investito e costruito più del 2014.  La capacità di capitalizzare nelle nuove economie emergenti l’esperienza e il know how sviluppati nei mercati ormai maturi di Italia ed Europa è una tendenza consolidata.

 

Due terzi dei 2.402 MW di nuovi progetti del 2015 sono stati realizzati all’estero. I Paesi di America Latina e Africa sono in testa alla classifica delle realtà dove maggiore è stata l’attività delle aziende italiane delle rinnovabili.

 

Durante la tavola rotonda “L’industria italiana delle rinnovabili cresce all’estero e innova”, svoltasi il 21 aprile in occasione della presentazione del Rapporto, l’esempio di Enel Green Power ha documentato l’efficacia e competitività di questo trend strategico dell’intero comparto.

I dati di Enel Green Power nel 2015 parlano di una capacità installata netta pari a 10.470 MW, contro i 9.626 MW dell’anno precedente, realizzata in particolare grazie alla crescita nell’area America Latina (+27,6%) e negli Stati Uniti (+20,3%) e dall’apporto dell’eolico.

Come confermano anche gli avvenimenti del primo quadrimestre 2016, alla base della crescita costante del comparto delle rinnovabili del Gruppo Enel sono decisivi la capacità di diversificazione, tecnologica e geografica, e di innovazione.

Gli esempi più recenti in questo senso vengono dai cantieri avviati in Brasile, dalle gare aggiudicate in Messico così come dall’ingresso nei nuovi mercati di India, Germania e Perù. A essi si aggiungono poi gli impianti innovativi in costruzione o in esercizio che EGP può vantare in numerosi Paesi: dalla centrale ibrida a tre rinnovabili di Stillwater (Usa) sino all’impianto solare di La Silla (Cile) che integra l’uso di innovativi moduli fotovoltaici bifacciali e smart con quelli convenzionali.

 

Enel e il “made in Italy” che dà energia pulita agli Usa

sustainability_cover_2014La geotermia italiana cresce, nel Bel Paese e negli Stati Uniti. Mentre è stato ufficializzato il nuovo record tricolore di produzione del settore nel nuovo anno – più 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2015 – all’estero, in particolare nel deserto del Nevada (Usa), competenze e know how della geotermia italiana hanno dato forma a un esempio di innovazione unico al mondo: l’impianto ibrido di Stillwater di Enel Green Power.​

Stillwater è un hub dell’innovazione di EGP dove tre tecnologie rinnovabili differenti sono raccolte in un unico impianto ibrido il cui ultimo stadio di evoluzione è stato inaugurato il 29 marzo scorso alla presenza, tra gli altri, del presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, dell’AD di Enel, Francesco Starace, dell’AD di EGP, Francesco Venturini, e dal governatore dello Stato del Nevada Brian Sandoval.

Innovazione e ibridazione sono due parole chiave dell’impianto EGP negli Usa ormai da diversi anni. Stillwater è entrato in funzione nel 2009 con il completamento della centrale geotermica; nel 2012 è stato integrato con un’unità di solare fotovoltaico da 26,4 MW – all’epoca uno dei maggiori impianti del suo genere negli Usa; nel 2015 è stato sviluppato l’ultimo tassello con la costruzione del sistema solare termodinamico per operare in combinazione con l’esistente centrale geotermica.

Le tre fonti rinnovabili unite per la prima volta nello stesso sito, hanno permesso a EGP di sfruttare appieno le attività già installate, creando un impianto complessivamente più efficiente e produttivo. L’integrazione permette di incrementare la disponibilità della risorsa energetica rinnovabile e ridurne l’intermittenza. Il geotermico e il solare (termodinamico e fotovoltaico) sono complementari, poiché la produzione del solare aumenta nei giorni più caldi e soleggiati dell’anno, quando l’efficienza termica dell’impianto geotermico è inferiore. La maggiore erogazione di potenza nelle ore di picco consente inoltre un profilo di produzione più load-following. Nel contempo, la condivisione delle infrastrutture esistenti promuove un risparmio dei costi e una riduzione dell’impatto ambientale dell’impianto per unità di energia prodotta e consegnata.

L’eccellenza e il ruolo pionieristico di Stillwater sono documentati sia dai riconoscimenti attribuiti all’impianto sia dai risultati delle ricerche svolte per misurare performance e vantaggi del sistema ibrido. La centrale è stata insignito del premio Geothermal Energy Association Honors nel settore “Progresso tecnologico” per quattro anni consecutivi, nel 2012, 2013, 2014 e 2015. In base ai risultati di una ricerca condotta fra marzo e dicembre 2015, l’integrazione di un impianto solare termodinamico a 2 MW con un geotermico a 33,1 MW ha consentito un incremento complessivo della produzione di Stillwater del 3,6% rispetto al solo geotermico. Questi risultati sono stati ulteriormente confermati da uno studio sull’integrazione fra geotermico e solare termico, ed è la prima volta che i dati empirici prodotti da un impianto ibrido commerciale convalidano un modello ibrido teorico. Questo lavoro, è stato svolto nel quadro dell’accordo cooperativo di ricerca e sviluppo (CRADA) con il National Renewable Energy Laboratory (NREL) e Idaho National Laboratory (INL), sotto la supervisione dell’Ufficio tecnologie geotermiche del Dipartimento statunitense dell’energia.

 

Gli Smart-Eco Transformer di Enel per una rete più sostenibile e innovativa

EDistriubuzione15_InnovazTrasformatoriIl boom delle rinnovabili ha spinto la rete di distribuzione verso un rinnovamento tecnologico, per rispondere alle esigenze dei clienti diventati oggi anche prosumer, ovvero consumatori e produttori di energia. Un cambiamento che, insieme al miglioramento continuo della qualità del servizio, costituisce uno dei driver dell’innovazione tecnologica.

I delicati equilibri legati alla regolazione della tensione e alla necessità di dare stabilità alla rete elettrica, per garantirne il funzionamento ottimale, sono resi possibili da una serie di tecnologie oggi in continua evoluzione per rispondere al passaggio da una rete passiva ad una rete attiva.

Per rendere più sostenibili e smartle reti, l’unità Tecnologie di Rete di Enel Distribuzione sta lavorando ad importanti innovazioni per garantire ai clienti finali un servizio sempre migliore. Una di queste riguarda l’installazione di “Smart-Eco Transformers”  per l’alimentazione delle linee di bassa tensione (BT).

Si tratta di trasformatori trifase MT/BT, che utilizzano oli vegetali come isolanti e dotati di regolazione automatica della tensione. L’innovazione nasce dall’unione di due progetti. Il primo riguarda la sperimentazione dell’uso di oli isolanti in estere vegetale (derivati dalla soia e dalla nocciola) nei trasformatori utilizzati per l’installazione sui pali delle linee elettriche di bassa tensione, al posto degli oli minerali. L’obiettivo è di ridurre l’impatto ambientale legato alla dispersione degli oli, causata spesso dal furto di questi componenti, letteralmente tirati giù dai pali per ricavarne rame. “Per cercare di arginare il danno ambientale dovuto a questa pratica fraudolenta – spiega Gianni Andreella di Enel Distribuzione – abbiamo iniziato a sperimentare l’impiego di oli vegetali, biodegradabili al 95% e con un alto punto di infiammabilità, per ridurre il rischio ambientale e quello d’incendio”.

Il secondo progetto, precisa Antonio Cammarota responsabile Centro di Sviluppo Soluzioni Trasformatori, Componenti Media e Bassa Tensione e Componenti per Fibra Ottica di Enel Distribuzione, “riguarda la sperimentazione di trasformatori di media e bassa tensione di ultima generazione, smart perché capaci di regolare in automatico la tensione ed equipaggiati con dispositivi per il monitoraggio della tensione da remoto. Una soluzione tecnologica non ancora sperimentata in Italia e il cui compito è di garantire in qualsiasi condizione di funzionamento il corretto profilo di tensione nella fornitura di elettricità ai clienti finali”.

Per valutare funzionalità e affidabilità di queste macchine, è stata avviata una sperimentazione in campo pianificando l’installazione di 32 trasformatori smart, due dei quali sono stati messi in servizio a novembre in Campania, nelle zone di Caserta e di Avellino. Gli altri, sono in corso di installazione e alcuni saranno riempiti con oli isolanti vegetali, diventando i primi Smart-EcoTransformers installati sulla rete elettrica.

“I nuovi trasformatori – aggiunge Flavio Mauri di Enel Distribuzione – rispetteranno gli standard di efficienza in termini di riduzione delle perdite di energia sulla rete secondo quanto previsto dalla direttiva europea Ecodesign mirata a ridurre le emissioni di CO2 . Inoltre tali componenti avranno caratteristiche aggiuntive rispetto a quanto richiesto dalla normativa UE in termini di flessibilità verso le nuove esigenze di rete e di sostenibilità ambientale”.

Enel è sempre alla ricerca di soluzioni innovative e sostenibili, sia nella generazione sia nella distribuzione. E in tema di trasformatori del futuro, il gruppo è impegnato, insieme ad altre grandi aziende del settore elettrico, nel progetto europeo Speed, che lavora alla realizzazione di prototipi di trasformatori basati sull’elettronica di potenza anziché sull’induzione magnetica. Una tecnologia le cui applicazioni pratiche potranno essere sperimentate nei prossimi anni.

 

Enel, l’Italia e la “gara” dello storage

Storage_EGP_Catania_629_206_Lo si può immaginare come un campionato mondiale dell’innovazione in cui l’Italia figura tra le teste di serie. I progetti e le sperimentazioni per lo sviluppo dei sistemi di accumulo di elettricità vedono impegnati Paesi e multinazionali a livello globale; insieme alle grandi aziende energetiche sono all’opera centri ricerca e multinazionali delle IT e dell’elettronica. L’obiettivo comune e riuscire a realizzare e testare sistemi di storage che possano essere diffusi su larga scala.​

Conservare l’energia significa rispondere al meglio all’esigenza di un uso sostenibile delle risorse ed evitare lo spreco di ‘materie prime’ sempre più preziose come sole e vento, destinate ad alimentare l’economia low carbon del futuro. Lo stoccaggio dell’elettricità ha un’importanza cruciale nell’ottica della sostenibilità energetica ed è un tassello decisivo per lo sviluppo delle smart grid.

 ​L’integrazione con le rinnovabili è il principale ambito di sperimentazione e sviluppo dei sistemi di accumulo a livello globale. In Germania come negli Stati Uniti, in Corea come in Marocco sono in corso progetti che usano per lo più tecnologie di storage elettrochimico per risolvere i limiti legati alla naturale imprevedibilità di sole e vento immagazzinando energia quando le due fonti sono disponibili e rendendola utilizzabile in base alla richiesta della rete e dei consumatori. L’integrazione tra Renewable Energy Sources (RES) e Battery Energy Storage System (BESS) introduce inoltre un fattore di stabilità nella rete di distribuzione evitando sovraccarichi di produzione e permettendo di aumentare la flessibilità del sistema elettrico.

Lo storage di Enel è sviluppato a 360 gradi in quattro Paesi di tre continenti tra Europa, Africa e America Latina. I sistemi di accumulo che stiamo testando sul campo interessano le rinnovabili, la rete di distribuzione, le abitazioni ed anche la mobilità elettrica.

L’Italia è un laboratorio di innovazione dei progetti Enel più avanzati dove l’utilizzo dei sistemi di accumulo è sviluppato in particolare nell’integrazione con le rinnovabili e con la rete di distribuzione. L’obiettivo è verificare i benefici dello storage nella cosiddetta ‘dispacciabilità’ dell’elettricità sia per quanto riguarda la possibilità di immagazzinarla nei momenti di massima disponibilità della fonte per renderla poi disponibile quando invece sole e vento mancano, sia per quanto riguarda l’interazione degli impianti con la rete.

Enel Green Power ha in corso diversi progetti per testare soluzioni e tecnologie che permettano l’integrazione tra RES e BESS, i due elementi che costituiscono l’equazione dell’energia pulita e sostenibile del futuro. In Italia lo stoccaggio è al centro dei progetti avviati nel campo fotovoltaico di Catania (Sicilia) e nell’impianto eolico di Potenza Pietragalla (Basilicata).

Enel Distribuzione ha avviato da tempo sperimentazioni di sistemi per l’immagazzinamento dell’energia. Tra questi il progetto smart grid a Isernia (Molise), dove ha realizzato in collaborazione con Siemens un sistema di stoccaggio agli ioni di litio, il progetto europeo GRID4EU, nell’ambito del quale è in corso l’istallazione di un dispositivo di storage nell’area di Forlì-Cesena (Emilia Romagna). Sono inoltre in corso ulteriori tre installazioni in Puglia, Calabria e Sicilia.

Le collaborazioni con diversi produttori di sistemi di storage tra i quali General Electric, Samsung, FIAMM, Toshiba e Tesla documentano l’attenzione di Enel nell’individuare le soluzioni di accumulo più efficaci e nel contempo accrescere il patrimonio di conoscenza ed esperienza nel settore.

 

La geotermia di Enel conquista la Germania

Geotermia_bassa_entalpiaC’è un’Italia delle rinnovabili che conquista la Germania. E la notizia ha doppio valore perché da un lato la cronaca racconta molto più spesso storie di impresa che seguono la direzione opposta – da Berlino verso Roma – dall’altro la Germania è un campione delle rinnovabili europee – le fonti verdi sono arrivate anche a toccare il record del 78% della domanda energetica nazionale – e per entrare in un mercato competitivo e avanzato come quello tedesco servono basi solide che non tutti i player energetici possono vantare.​

L’entrata di Enel nel mercato tedesco delle rinnovabili, con l’acquisizione del 78,6% del capitale sociale di Erdwärme Oberland da parte di EGP, è l’ennesima conferma di un’eccellenza globale del Gruppo che ormai da tempo ricopre il ruolo di guida a livello globale nella geotermia e trova la sua base proprio in Italia, in Toscana.

Eccellenza e innovazione sono tratti distintivi della geotermia di EGP che, grazie all’esperienza secolare del disterro toscano, sta esportando nel mondo know how e tecnologie cresciute e sviluppate in Italia negli impianti presenti nelle province di Pisa, Siena e Grosseto.

L’esportazione di know-how e la condivisione delle migliori soluzioni tecnologiche a livello globale è un fil rouge della geotermia di EGP ormai da tempo. Ai 34 impianti operativi nel distretto toscano si sono aggiunti negli anni l’impianto ibrido di Stillwater (Stati Uniti) già in esercizio, e quello di Cerro Pabellòn (Cile) in costruzione: centrali simbolo per l’intero settore geotermico grazie alle tecnologie che utilizzano e alle caratteristiche uniche che le contraddistinguono.

Dopo Stati Uniti e Cile è giunto ora il nuovo tassello del progetto per una centrale nei pressi di Weihleim (Germania) – le attività di esplorazione geologica inizieranno nel corso del 2016 – che potrà contare sul vasto patrimonio di competenze costruito in Italia a partire da Larderello, il cuore del più antico complesso geotermico del mondo, e già esportato da EGP in Cile e negli Usa.

Le innovazioni tecnologiche messe in atto da EGP in Italia nel solo 2015 confermano una tradizione dell’attività geotermia di Enel in Toscana dove nascono soluzioni e progetti in grado di guidare lo sviluppo dell’intero settore a livello globale. La messa in funzione nella centrale di Bruciano1 del nuovo impianto di perforazione HH300 così come l’entrata in esercizio della centrale Cornia 2, la prima al mondo che integra geotermia e biomassa, sono gli esempi più recenti del costante percorso di innovazione “made in Italy” che proseguirà anche nel 2016 coinvolgendo oltre all’Oklahoma (Stillwater) e al deserto cileno di Atacama (Cerro Pabellòn) anche la Baviera (Weihleim).

 

Enel, una geotermia da esportazione

Geotermia_Larderello_4Tre F e una G. Il “made in Italy” da esportazione è conosciuto nel mondo con il terzetto furniture, food and fashion. Ma insieme ad atelier sartoriali e grandi case di moda, a imprese agricole ed alimentari che tramandano l’antica tradizione dei vini e del cibo e alle aziende e botteghe artigiane che trasformano in prodotto la cultura del bello e del particolare c’è un’altra eccellenza tutta italiana che compete a livello globale pur senza apparire sulle copertine di riviste patinate, nel product palcement dei film o sulle tavole di ristoranti stellati: è la geotermia.​​

La geotermia è come un arte alla quale si viene “iniziati” perché le attività di perforazione e, ancor prima, di individuazione dei serbatoi di vapore richiedono competenze tecniche ed esperienza che pochi ingegneri e tecnici al mondo hanno. I 200 scienziati-esploratori che compongono il Drilling team e il Centro di eccellenza geo di Enel Green Power sono i tenutari di questa “sapienza della terra” che necessità un mix di conoscenze di meccanica, chimica, termo e fluidodinamica, alle quali è indispensabile aggiungere tanta esperienza sul campo.

L’evoluzione delle tecnologie che la geotermia sta registrando negli ultimi decenni sta aprendo orizzonti sempre nuovi per la filiera. Dalle sperimentazioni per utilizzare le cosiddette hot dry rocks avviate negli anni Ottanta del Novecento allo sviluppo odierno dei sistemi di terza generazione, chiamati enhanced ed engineered geothermal systems, il miglioramento delle tecniche di perforazione è costante. Enel Green Power, grazie alla lunga tradizione che trova le sue radici nel distretto geotermico della Toscana, è tra i protagonisti di questa strada di innovazione globale.

Il “made in Italy” della geotermia fa scuola nel mondo grazie al Centro eccellenza Geo e al Drilling team di EGP che hanno avviato gruppi operativi a Reno, in Nevada (Usa), e a Santiago del Cile, e allo stesso tempo richiamano agli impianti di Larderello e dell’Amiata esperti, delegazioni ufficiali di governi ma anche giovani studenti universitari da tutti i continenti.

Occupazione, indotto locale e filiera industriale sono poi l’ulteriore frutto di questa eccellenza “made in Italy” targata Enel Green Power. Come dimostrano i dati del 2015, 82 giovani del territorio sono stati assunti da EGP negli ultimi 20 mesi e il coinvolgimento dell’imprenditoria e dell’artigianato locale è passato dall’11% del 2010 al 21% del 2015 sul totale delle commesse geotermiche Enel Green Power, attestandosi sui 25,5 milioni di euro nei primi 10 mesi dell’anno.

Oltre 260 gare l’anno per un totale di circa 150 milioni di euro rappresentano un importante opportunità per le imprese locali e l’indotto dell’area. Tra i settori interessati vi sono coibentazioni, sostegni per vaporodotti, riparazioni reattori, manutenzione edifici, global service, revisioni impianti perforazione, riporti su piani turbina e fornitura palette.

La crescita dell’indotto locale registrata nel 2015 è un punto di partenza per ulteriori sviluppi che possono portare le aziende del distretto geotermico a competere anche a livello internazionale. La specializzazione nel settore dell’elettromeccanica delle aziende toscane nasce dalla loro collaborazione con Enel Green Power che trasferisce know how ed esperienze sempre più specialistiche decisive per poter entrare in mercati esteri che vanno dalle Americhe, all’Asia e Pacifico e all’Africa.

 

Enel, l’energia che va “a tutto storage”

Eolico_Enel_(2)L’energia del futuro è quella che si accumula. I sistemi di storage integrati in impianti di generazione e reti di distribuzione stanno raccogliendo sempre maggiore attenzione e rappresentano uno dei fronti più avanzati di innovazione del settore elettrico. Enel ha già avviato da tempo progetti pilota per testare efficacia e possibilità di sviluppo delle tecnologie di accumulo e le esperienze più avanzate si stanno realizzando in Italia tra l’isola di Ventotene, il campo solare di Catania in Sicilia e l’impianto eolico di Potenza Pietragalla in Calabria.​

Integrare rinnovabili e sistemi di accumulo ha un valore sempre più strategico poiché le tecnologie di storage permettono di compensare la non programmabilità degli impianti solari d ecolici e garantire i servizi necessari alla stabilità e sicurezza del sistema elettrico. Fra le soluzioni di storage disponibili gli accumulatori di tipo elettrochimico (batterie), grazie alla loro versatilità di impiego e modularità, consentono di far fronte a molteplici esigenze del sistema elettrico, sia che riguardino i generatori (immissione differita nel tempo dell’energia prodotta o energy shift) che gli operatori di rete (immissione secondo profilo uniforme o peak leveling, e riduzione dell’intermittenza di sorgenti non programmabili o peak shaving). La taglia dei sistemi di accumulo può oscillare da pochi kW, come nel caso delle applicazioni domestiche, alle decine di MW per sistemi connessi alla rete di trasmissione, mentre la capacità può variare da decine di secondi (power intensive application) a decine di ore (energy intensive application).

L’impianto di Potenza Pietragalla, inaugurato di recente da Enel Green Power, è il primo del suo genere in Italia e integra un sistema di storage con il pre esistente campo eolico. Di taglia 2MW/2MWh, utilizza per la prima volta la tecnologia Samsung SDI agli ioni di litio in grado di garantire elevatissimi livelli di rendimento. Permette infatti di restituire quasi interamente l’energia elettrica immagazzinata e di raggiungere elevati livelli di potenza, necessari per avere una risposta rapida del sistema storage alle variazioni di energia prodotta dall’impianto. Il nuovo sistema ripropone, abbinato all’energia del vento, lo stesso principio che EGP sta testando a Catania con un impianto solare. In Sicilia infatti è in funzione da fine settembre un sistema di accumulo di taglia 1MW/2MWh, collegato all’impianto fotovoltaico da 10 MWp di EGP, che utilizza la tecnologia Durathon “sodium-metal halide” sviluppata da General Electric. Lo storage, che è parte integrante di Catania1, permette di aumentare la flessibilità di gestione e l’uniformità dei flussi energetici, riducendo l’intermittenza che caratterizza spesso alcune rinnovabili non programmabili, e fornendo al contempo servizi ancillari alla rete elettrica.

Sull’isola di Ventotene Enel ha da poco completato il test di verifica della batteria da 300 kW e 600 kWh basata su tecnologia a ioni di litio, che integrerà il sistema di generazione dell’isola. Sul litorale del Lazio, infatti, è in corso un progetto pilota che utilizza sistemi di accumulo di energia per ottimizzare la generazione elettrica riducendo costi, consumi ed emissioni di CO2. Nell’isola che fa parte dell’Arcipelago delle Pontine Enel ha installato un sistema di storage che permette di immagazzinare l’elettricità prodotta dai piccoli generatori locali così da evitare sia sprechi invernali che blackout estivi, riducendo l’utilizzo di carburante e le emissioni correlate. Dai primi test si evince che il risparmio di gasolio dovrebbe attestarsi intorno al 20% l’anno, rispetto alla situazione originaria senza batterie. Grazie al sistema di storage si apre inoltre la possibilità di aggiungere nuovi impianti rinnovabili, in particolare quelli fotovoltaici domestici, senza provocare sbilanciamenti sulla rete. E da Ventotene, dopo la valutazione dei risultati del test, il sistema potrebbe venire replicato anche in altre isole minori, in particolare a Capraia e nelle Eolie.

Lo storage è un po’ la “pietra filosofale” del settore elettrico perché permette di accumulare elettricità rendendola disponibile all’occorrenza; semplificando molto si potrebbe dire che l’obiettivo dei sistemi che si stanno testando è replicare su grandi dimensioni la stessa dinamica del gesto abituale e quasi inconsapevole che compiamo più volte al giorno schiacciando gli interruttori di casa.​

 

Enel, dalla Calabria spira il vento del futuro

Eolico_Enel_(2)Sviluppare energia a zero emissioni significa non solo salvaguardare l’ambiente, ma anche fare innovazione, formazione e occupazione. Con questi obiettivi, scuola, istituzioni e imprese hanno siglato un Protocollo d’intesa per la realizzazione del primo Centro nazionale di Formazione e Addestramento di Meccatronici per turbine eoliche in Italia. A firmare l’atto sono stati Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria ed Ennio Guzzo, presidente della Fondazione ITS A.Monaco.

L’iniziativa è finalizzata alla creazione di un corso post diploma (II livello) presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Monaco” di Cosenza, con l’obiettivo di sviluppare e applicare metodologie di ricerca nel settore meccatronico eolico, migliorare e diversificare l’offerta formativa e accrescere le opportunità occupazionali.

Tra i partner del progetto, che sarà finanziato dalla Regione Calabria con 350.000 euro e vede l’approvazione del MIUR, c’è anche Enel Green Power in qualità di socio fondatore della Fondazione ITS “A.Monaco”, nata nel 2012 per promuovere la diffusione della cultura tecnica e scientifica e sostenere lo sviluppo dell’economia e le politiche attive del lavoro. “L’energia rinnovabile è un motore di sviluppo di un futuro in cui i giovani possono giocare un ruolo straordinario attraverso le loro competenze e la loro energia” ha commentato l’amministratore delegato di EGP Francesco Venturini. “Siamo felici di contribuire alla creazione, all’interno di questo accordo, di competenze per la crescita del sud attraverso la formazione di numerosi studenti, la fornitura di attrezzature e di mezzi di trasporto. Il nostro Paese ha bisogno di bravi tecnici, è un impegno a cui con grande piacere collaboriamo.”

Il presidente della Regione Calabria Oliverio ha sottolineato che “questo progetto sperimentale si pone in un contesto di rapporto positivo e privilegiato della Regione con Enel Green Power. Che è partner essenziale di questa sperimentazione, e con cui la Regione sta sviluppando importanti ambiti di collaborazione e di intesa sui temi essenziali dello sviluppo energetico alternativo in Calabria”.

Leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili, Enel Green Power fornirà al centro di addestramento calabrese attrezzature e servizi di trasporto degli equipaggiamenti eolici e supporterà il processo di formazione con attività di modifica e integrazione dei corsi.

 

L’energia di Enel ad Assisi nel “Cortile di Francesco”

Il direttore di Enel Country Italia Carlo Tamburini con il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, a margine del convegno "Energie tradizionali, Energie alternative", Assisi, 23 settembre 2015. ANSA/MATTEO CROCCHIONI

Le energie rinnovabili e quelle tradizionali devono lavorare insieme. E tutti devono impegnarsi perché questa integrazione virtuosa avvenga sempre più rapidamente, in modo innovativo seguendo una prospettiva di piena sostenibilità, sia economica che ambientale. La strada per lo sviluppo di un nuovo paradigma energetico è emersa nel corso del dibattito che si è svolto il 23 settembre nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, nell’ambito del “Cortile di Francesco”, tra Carlo Tamburi, direttore Country Italia di Enel, e Gian Luca Galletti, ministro dell’ambiente.

Fonti tradizionali o rinnovabili implicano due distinti paradigmi di sviluppo ma necessitano di “una forte complementarietà” ha affermato Tamburi. “Le nuove rinnovabili, le cosiddette non programmabili – ha aggiunto -, devono necessariamente lavorare insieme alle tradizionali e alle convenzionali per avere un’offerta che sia stabile e sostenibile altrimenti si pagano i costi della difficoltà di programmare acqua, sole e vento”.

L’impegno di Enel, documentato dal costante sviluppo di nuovi impianti rinnovabili come dall’efficientamento di quelli tradizionali o dalla verifica della loro sostenibilità – è l’esempio del progetto Futur-E –  si propone l’orizzonte di “far convivere, a rendere complementari e virtuose le due tecnologie”. Per Tamburi questo obiettivo chiama in causa necessariamente la rete di distribuzione italiana che “è sicuramente la più efficiente del mondo” e svolge un ruolo “fondamentale” per la realizzazione del nuovo paradigma energetico.

La complementarietà tra rinnovabili e convenzionali “dipende dalla flessibilità della rete – ha aggiunto Tamburi – e dalla capacità di sfruttarne al meglio tutte le qualità, sia in termini di efficacia e di efficienza. Senza la rete le rinnovabili non potrebbero funzionare come stanno funzionando e solo grazie a un’interazione continua è possibile utilizzarla tanto al servizio della produzione quanto del consumatore finale”.

“Abbiamo buone performance – ha affermato il ministro Galletti ricordando cosa sta facendo l’Italia per le energie alternative e verdi – visto che il 22% del nostro consumo complessivo è dato dalle rinnovabili. In questi anni le abbiamo sviluppate investendo ma ancora molto c’è da fare. Ci sono impegni presi in Europa, proprio in vista di Parigi 2015, dove tutti i Paesi dovranno trovare un accordo per combattere i cambiamenti climatici”.

“L’Europa ha preso l’impegno di arrivare al 27% di rinnovabili nel mix energetico per il 2030 e io credo che l’Italia ce la possa fare”, ha concluso il ministro. Galletti alla fine dell’incontro ha accesso il nuovo impianto di illuminazione della Basilica realizzato dall’Enel e inaugurato per l’occasione.

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